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L'ennesima sconfitta dell'uomo. Raccontata come vittoria della politica

2024-02-21 03:39

Redazione

apertura, Segnali,

L'ennesima sconfitta dell'uomo. Raccontata come vittoria della politica

Questo righe son il sunto dell'articolo di Matteo Marcelli pubblicato da Avvenire  scorso 15 febbraio Il presidente della Commissione episcopa

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Questo righe son il sunto dell'articolo di Matteo Marcelli pubblicato da Avvenire  scorso 15 febbraio


 Il presidente della Commissione episcopale

per le migrazioni, monsignor


Gian Carlo Perego

, si scaglia contro l’accordo Italia-Albania sui migranti, ratificato dal Senato in via definitiva con 93 voti favorevoli e 61 contrari (nessun astenuto).


Un’intesa che per l’arcivescovo odimostra ancora una volta


«l’incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa nel nostro Paese».

Il presidente della Commissione episcopale per le migrazioni, monsignorGian Carlo Perego, si scaglia contro l’accordo Italia-Albania sui migranti, ratificato dal Senato in via definitiva con 93 voti favorevoli e 61 contrari (nessun astenuto).


L’Italia è al 16° posto in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo rispetto al numero degli abitanti, 

parlando di


673 milioni di euro «veramente “buttati in mare”

(le risorse destinate dal governo al progetto ndr.)».Il presidente della Fondazione Migrantes ha sottolineato l’urgenza di «tutelare gli ultimi della terra» e la necessità di un governo del fenomeno migrazioni, «che continua a crescere di anno in anno, anche a causa di politiche economiche che certamente non favoriscono – fatta eccezione per alcune briciole – lo sviluppo dei Paesi al di là del Mediterraneo».Senza contare che le risorse per delocalizzare il “problema” di chi fugge dalla propria terra, ha concluso Perego, «si uniscono ad altre: quelle per gli armamenti, cresciute del 3,7%, rispetto all’anno precedente, che hanno raggiunto nel mondo la cifra record di 2.240 miliardi di dollari (il livello più alto mai registrato secondo il Sipri), e quelle per finanziare conflitti nel mondo. Sono 56 gli Stati che nel solo 2022 si trovavano in situazioni di conflitto armato, 5 in più dell’anno precedente (stessa fonte ndr.), piuttosto che a costruire pace».


Il tema dei flussi è stato oggetto anche dell’


informativa di Giorgia Melon

i nel Cdm in cui la premier ha rivendicato i risultati conseguiti dall’esecutivo, parlando di un calo degli sbarchi del 41%negli ultimi 4 mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma, ha aggiunto, «dobbiamo insistere con le nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell'Africa Sub-Sahariana, per un metodo di lavoro condiviso» e «cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare».La presidente del Consiglio ha però ammesso che la sfida, al momento, somiglia più a una «rincorsa continua», perché «contenere gli arrivi lungo una rotta porta all'attivazione di un'altra direttrice». E «se 5 mesi fa la nostra prima preoccupazione era la Tunisia – ha chiarito –, oggi lo è la costa della Tripolitania», assieme agli «arrivi dal Sudan a seguito del conflitto iniziato nell'aprile 2023» e a quelli dal Niger dopo «la decisione della giunta golpista di decriminalizzare il traffico di migranti». La diminuzione degli arrivi è tuttavia un «segnale di speranza» e rafforza l’idea che la direzione imboccata con il lancio del Piano Mattei e il progetto di una cooperazione «non predatoria» sia quella giusta. L’obiettivo è migliorare le possibilità dei Paesi di partenza e «tutelare in questo modo il diritto a non emigrare».