Questo righe son il sunto dell'articolo di Matteo Marcelli pubblicato da Avvenire scorso 15 febbraio per le migrazioni, monsignor , si scaglia contro l’accordo Italia-Albania sui migranti, ratificato dal Senato in via definitiva con 93 voti favorevoli e 61 contrari (nessun astenuto). Un’intesa che per l’arcivescovo odimostra ancora una volta Il presidente della Commissione episcopale per le migrazioni, monsignorGian Carlo Perego, si scaglia contro l’accordo Italia-Albania sui migranti, ratificato dal Senato in via definitiva con 93 voti favorevoli e 61 contrari (nessun astenuto). parlando di (le risorse destinate dal governo al progetto ndr.)».Il presidente della Fondazione Migrantes ha sottolineato l’urgenza di «tutelare gli ultimi della terra» e la necessità di un governo del fenomeno migrazioni, «che continua a crescere di anno in anno, anche a causa di politiche economiche che certamente non favoriscono – fatta eccezione per alcune briciole – lo sviluppo dei Paesi al di là del Mediterraneo».Senza contare che le risorse per delocalizzare il “problema” di chi fugge dalla propria terra, ha concluso Perego, «si uniscono ad altre: quelle per gli armamenti, cresciute del 3,7%, rispetto all’anno precedente, che hanno raggiunto nel mondo la cifra record di 2.240 miliardi di dollari (il livello più alto mai registrato secondo il Sipri), e quelle per finanziare conflitti nel mondo. Sono 56 gli Stati che nel solo 2022 si trovavano in situazioni di conflitto armato, 5 in più dell’anno precedente (stessa fonte ndr.), piuttosto che a costruire pace». Il tema dei flussi è stato oggetto anche dell’ i nel Cdm in cui la premier ha rivendicato i risultati conseguiti dall’esecutivo, parlando di un calo degli sbarchi del 41%negli ultimi 4 mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma, ha aggiunto, «dobbiamo insistere con le nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell'Africa Sub-Sahariana, per un metodo di lavoro condiviso» e «cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare».La presidente del Consiglio ha però ammesso che la sfida, al momento, somiglia più a una «rincorsa continua», perché «contenere gli arrivi lungo una rotta porta all'attivazione di un'altra direttrice». E «se 5 mesi fa la nostra prima preoccupazione era la Tunisia – ha chiarito –, oggi lo è la costa della Tripolitania», assieme agli «arrivi dal Sudan a seguito del conflitto iniziato nell'aprile 2023» e a quelli dal Niger dopo «la decisione della giunta golpista di decriminalizzare il traffico di migranti». La diminuzione degli arrivi è tuttavia un «segnale di speranza» e rafforza l’idea che la direzione imboccata con il lancio del Piano Mattei e il progetto di una cooperazione «non predatoria» sia quella giusta. L’obiettivo è migliorare le possibilità dei Paesi di partenza e «tutelare in questo modo il diritto a non emigrare».
Il presidente della Commissione episcopale
Gian Carlo Perego
«l’incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa nel nostro Paese».
L’Italia è al 16° posto in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo rispetto al numero degli abitanti,
673 milioni di euro «veramente “buttati in mare”
informativa di Giorgia Melon