L'immagine di apertura è un'opera di Alessandro Bazan che raffigura Don Pino Puglisi mentre gioca a calcio con ragazzi del Brancaccio. Nel giorno del suo 56º compleanno, intorno alle 20:40, don Pino venne ucciso davanti al portone di casa, a Brancaccio, in piazzale Anita Garibaldi, traversa di viale dei Picciotti nella zona est di Palermo.Sulla base delle ricostruzioni, l'assassinio venne condotto con uno stile tipico delle esecuzioni mafiose: don Pino era arrivato a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall'automobile, si era avvicinato all'ingresso della sua abitazione, quando qualcuno lo chiamò e lui si voltò, mentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e gli sparò un colpo di pistola alla nuca. Il 19 giugno 1997 venne arrestato a Palermo il mafioso Salvatore Grigoli, accusato di aver assassinato don Pino Puglisi, oltre ad aver compiuto diversi omicidi.Poco dopo l'arresto, Grigoli cominciò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi, compreso quello di padre Puglisi. Grigoli, che era insieme con un altro killer, Gaspare Spatuzza, disse di essere stato lui ad esplodere il colpo fatale.Dopo l'arresto, sia Grigoli che Spatuzza sembrarono intraprendere un cammino di pentimento, conversione e collaborazione con la giustizia.Lo stesso Grigoli raccontò che Spatuzza prese il borsello a Puglisi gridandogli "Padre, questa è una rapina!", minaccia di fronte alla quale il prete sorrise e rispose con un criptico "Me lo aspettavo", e spiegò anche come, in origine, il rigido codice d'onore mafioso imponesse di non fare del male ai sacerdoti, in quanto storicamente la Chiesa cattolica non si era mai schierata contro Cosa nostra.Mandanti dell'omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano venne condannato all'ergastolo per l'uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999.Il fratello Filippo, dopo l'assoluzione in primo grado, venne condannato in appello all'ergastolo il 19 febbraio 2001.Furono condannati all'ergastolo dalla Corte d'assise di Palermo anche Luigi Giacalone, Cosimo Lo Nigro e Gaspare Spatuzza, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete, e 16 anni al collaboratore Grigoli.Sulla sua tomba, nel cimitero di Sant'Orsola a Palermo, sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".Il 2 giugno 2003 qualcuno murò il portone del centro "Padre Nostro" con dei calcinacci, lasciando gli attrezzi vicino alla portaDon Giuseppe Puglisi è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi. I Gang gli hanno dedicato la canzone, Il testimone, contenuta nell'album Fuori dal controllo. Il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti a una folla di circa centomila fedeli, è stato proclamato beato.La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, mentre a leggere la lettera apostolica di beatificazione è stato l'arcivescovo emerito Salvatore De Giorgi, delegato da papa Francesco. È stato la prima vittima di mafia riconosciuta come martire della Chiesa.[gallery ids="51718"]
I funerali si svolsero il 17 settembre davanti ad una folla immensa.
Il 15 settembre 1999 l'allora arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi, aprì ufficialmente la causa di beatificazione proclamandolo Servo di Dio.