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IGOR SCALISI PALMINTERI. Da Palermo al Parco Verde di Caivano

2023-05-14 04:54

Aldo Premoli

Ritratti, Ultimo blocco sx,

IGOR SCALISI PALMINTERI. Da Palermo al Parco Verde di Caivano

Caivano? Se non sl'avete mai sentita nominare ecco cos'è n poche parole.Caivano conta 35mila abitanti e, stando alle indicazioni turistiche, vanta

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Caivano? Se non sl'avete mai sentita nominare ecco cos'è n poche parole.


Caivano conta 35mila abitanti e, stando alle indicazioni turistiche, vanta una storia che risale agli etruschi. Ma il Parco Verde è una realtà a sé:  “celebre” per essere una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa.


Nel 1980 il terremoto in Irpinia provoca quasi 3000 vittime. L’anno seguente la Legge 219 prevede la costruzione di alloggi alternativi per oltre 280mila sfollati. Il Parco Verde nasce così: con 1500 miliardi di lire fuori bilancio che hanno innescato una delle più grandi speculazioni edilizie che il Meridione ricordi. La zona da rifugio momentaneo si è trasformata in un ghetto oggi abitato da reclusi in casa, tracciato da stradoni perpendicolari di cui nessuno ricorda il nome. L’assenza dello Stato è totale. Manca tutto, niente servizi alla persona, non esistono parchi, giardini o un qualsiasi spazio possibile per la vita dei bambini.


 


[caption id="attachment_49830" align="alignnone" width="300"] Igor in azione a Caivano[/caption]


La scorsa settimana proprio qui Igor Scalisi Palminteri (Palermo 1973) ha dipinto una murale di 15x5raffiguranet due bambine sorridenti: titolo Nessuno resti solo


Ecco perché lo ha fatto.


Come sei arrivato a Caivano?


Le mie radici sono nella strada e i luoghi fragili mi attraggono. Le opere che ho realizzato si legano sempre a ciò che succede attorno a un muro, che non è fatto solo di mattoni ma anche di persone.


Non bastava la tua azione a Ballarò o allo Sperone?


Il Parco Verde è casa mia perché è come lo Sperone e Ballarò, i luoghi fragili della mia città. In tutti questi luoghi ci sono persone ferite nel profondo, che hanno incontrato il dolore e che hanno bisogno di bellezza. Venendo qui ho sentito un potente senso di abbandono.


Chi ha abbandonato chi?


Qui lo “Stato” sa solo parlare, esprime concetti che non si concretizzano mai. È uno “Stato” che non ha le mani per accarezzare queste terre e per costruire la giustizia sociale di cui hanno bisogno questi luoghi.


Un murale può cambiare una situazione del genere?


È un segno. La comunità del Parco Verde di Caivano ha deciso di non rassegnarsi all’abbandono, di pretendere la cura e la considerazione che le spettano, e lo fa ogni giorno: anche grazie all’impegno delle persone e delle associazioni che quell’abbandono conoscono e subiscono.


Fondazione con il Sud ha finanziato il progetto. Quale è invece il ruolo di Bruno Mazza in questa vicenda?


Bruno è un ex camorrista che ha deciso di tagliare i ponti con il passato e spendersi in prima persona per il proprio territorio. Fa capo all’associazione Un’infanzia da Vivere, che lotta contro ogni tipo di pregiudizio e disparità di trattamento. Quel che proviamo a fare con Bruno, con le associazioni presenti e con Fondazione con il Sud è sostenere un processo che porti le persone a prendersi cura di loro stesse, dei loro figli e dei luoghi dove vivono. Forse noi pittori non salveremo le periferie, ma spero che questo muro dipinto sia come un seme, che germoglierà in un contesto sociale nuovo.