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Un uomo del Sud. Che ha conquistato il mondo. Intervista a SANTO VERSACE

2023-01-14 05:00

Aldo Premoli

apertura, Ritratti,

Un uomo del Sud. Che ha conquistato il mondo. Intervista a SANTO VERSACE

È passato poco tempo dalla pubblicazione della sua autobiografia Fratelli di cui si è molto parlato nel nostro paese.in realtà centinaia di libri

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È passato poco tempo dalla pubblicazione della sua autobiografia Fratelli di cui si è molto parlato nel nostro paese.


in realtà centinaia di libri sono stati scritti sulla vicenda di Gianni Versace, qualche migliaio di articoli compilati in tutte le lingue, è arrivato pure un brutto serial televisivo, ma dei tre fratelli calabresi che dal profondo Sud conquistano prima Milano e poi il mondo del fashion internazionale Santo è sempre rimasto il meno esposto.


Nato a Reggio Calabria 16 dicembre 1944 Santo studia da ragioniere e si laurea in Economia e commercio oltre lo stretto, a Messina,  perché in Calabria a quel tempo di università non ce ne sono.


A Reggio trova impiego presso la Banca del Credito Italiano ma dura poco: a Milano nel mondo del fashion affianca il fratello dalla fine degli Anni ’60 e il business di famiglia lo avvia  fondando la Gianni Vesce s.p.a. con sede nel 1972, prima sede Reggio Calabria: presiedente allora e presidente sempre, sino alla cessione all’americana Capri Holding il 31 dicembre 2018.


Con la vendita della Gianni Versace, dopo oltre quaranta anni di attività  sei uscito di scena dal mondo del fashion. Come ti sei sentito in quel momento? E’ stato un passaggio complesso. Ma era già divenuto tutto molto complesso con la scomparsa di Gianni. Ho comunque reagito dedicandomi ad altre diverse attività. Ma attualmente le  cose che sento più vicine sono il  Cinema  e la Fondazione Santo Versace.


 Sei azionista di Minerva Pictures Perché tra tante attività proprio il cinema? Non solo azionista, sono pure Presidente e mia moglie Francesca De Stefano fa parte del CDA. Il cinema rappresenta la logica continuazione del mio amore per la cultura e la creatività. L’esperienza cresciuta di fianco a Gianni mi ha dato modo di conoscere non solo straordinari protagonisti ma pure i meccanismi che sono tipici della settima arte. Occuparmi di cinema è stato dunque lo sbocco naturale  dell’esperienza accumulata nel mondo della moda. Minerva Pictures mi sta dando grandi e immediate soddisfazioni: nel 2022 abbiamo vinto due Leoni al Festival di Venezia con Saint Omer di Alice Diop che è pure candidato agli Oscar per la Francia.


Nel 2014  Francesca De Stefano avvocato, ex-dirigente al Ministero dell’economia, è diventata tua moglie. E poi ti ha convinto ad entrare nel Terzo settore con una fondazione che porta il tuo nome. Per fare che?  Diciotto anni fa h incontrato Francesca. Anche lei è di Reggio Calabria:  non ci eravamo mai frequentati prima perché quando è diventata adulta io ero già partito per Milano. Non abbiamo figli e la fondazione rappresenta per noi un progetto di vita, frutto  del desiderio di lasciare qualcosa per il futuro.


Puoi spiegare meglio? La Fondazione Santo Versace  è nata il 14 marzo dello scorso anno ed è iscritta al Runts quale ente filantropico del terzo settore per aiutare chi è meno fortunato di noi. La fondazione è impegnata a sostenere enti non profit che hanno progetti destinati a sostenere chi vive in condizioni di fragilità sociale o fisica attraverso una formazione di qualità. La fondazione è completamente autonoma per quel che riguarda le spese di gestione, sostenute in toto da noi due coniugi. Questo significa che ogni euro viene messo a disposizione dei progetti sostenuti: tanto che derivi da una raccolta fondi o si tratti di una donazione.


La tua esperienza di manager sono state utili in questo caso? Direi di sì. Qualcuno ancora pensa che il terzo settore sia un luogo adatto per chi fa beneficenza vecchio stile? Per operare adeguatamente anche qui oggi occorrono professionalità che non si inventano su due piedi.


Se non è beneficenza di che si tratta? La Fondazione è costruita per raccogliere oltre che per donare. I bisogni introno a noi sono enormi. La pandemia ha moltiplicato situazioni di difficoltà e disuguaglianza sociale. Pensavamo che tutto fosse ormai alle nostre spalle ma abbiamo dovuto fare i conti con gli effetti della guerra in Ucraina e con il conseguente rialzo dei prezzi dei beni di prima necessità e dell’energia. Per noi poi importate è il principio dell’empowerment femminile. Tanto io che mia moglie abbiamo avuto l’esempio di  grandi donne. Mia madre ha sempre lavorato ed era molto autonoma. La nonna di Francesca, classe 1905, si è laureata ed ha insegnato tutta la vita; la madre di mia moglie, anche lei insegnante, una volta andata in pensione ha aperto un laboratorio artigianale di cioccolatini. Hanno dimostrato di essere capaci di coniugare (in quel periodoe nel Sud del paese) le loro vocazioni di madri e imprenditrici.


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